Ne parliamo con Francesco Laporta, Responsabile Qualità di O.P. Agritalia
Direzione sostenibilità. Con il Green Deal, l’Europa ha tracciato il piano d’azione per promuovere l’uso efficiente delle risorse, per ripristinare la biodiversità e per ridurre l’inquinamento. L’intero settore dell’ortofrutta è chiamato a rispondere a queste istanze con iniziative concrete. Come si stanno muovendo le aziende? Abbiamo intervistato Francesco Laporta, Responsabile Qualità di O.P. Agritalia, organizzazione di produttori di Puglia e Sicilia, per avere una testimonianza di quali sono le strategie messe in campo per guardare nella stessa direzione delle politiche comunitarie.
Una delle misure previste dal Green Deal riguarda l’uso dei pesticidi in agricoltura, che si punta a ridurre del 50% entro il 2030. Qual è la posizione di O.P. Agritalia rispetto a questo obiettivo?
“Il piano d’azione europeo per uno sviluppo più sostenibile è in linea con gli obiettivi che O.P. Agritalia sta perseguendo da diversi anni. È da tanto che lavoriamo in questa direzione perché siamo convinti che il rispetto dell’ambiente sia la condizione necessaria per la produzione di un prodotto sano. Oggi l’implementazione delle tecniche di agricoltura di precisione permette di ridurre del 70% l’utilizzo di fitofarmaci. Adottiamo queste pratiche sulle nostre produzioni per garantire ai nostri partner sicurezza e sostenibilità. Inoltre, i nostri programmi agronomici prevedono sistemi di minima lavorazione e di non lavorazione che attenuano le perdite dei nutrienti nel suolo, contrastandone l’impoverimento. Seguiamo le linee guida IFS Food nei nostri processi di filiera, a garanzia della qualità dei nostri prodotti.”
La promozione della biodiversità rappresenta un altro obiettivo del Green Deal. Pensa che per un’azienda agricola questo sia solo un costo o può diventare un valore?
“La biodiversità è fondamentale se si vuole aumentare l’efficacia della gestione agronomica di un terreno. In tutto il mondo sono numerose le ricerche che studiano come l’impiego di insetti e piante possa contrastare la diffusione di agenti patogeni. Seguiamo attentamente l’evolversi di questi studi e utilizziamo queste tecniche sulle nostre coltivazioni: promuoviamo la presenza delle api, pratichiamo la confusione sessuale per il controllo di insetti e parassiti. Stiamo creando barriere naturali con vegetazioni arboree tipiche della macchia mediterranea, come gelso, corbezzolo, leccio con l’obiettivo di creare un ambiente biodinamico, per restituire quanto più possibile un po’ di natura alla natura. Queste attività, sebbene rappresentino un costo, generano valore sia sul prodotto che sull’intera organizzazione di produttori.
Il Farm to Fork prevede il potenziamento dell’agricoltura biologica. Cosa ne pensa?
A mio parere il biologico rappresenta un’opportunità per tutti gli stakeholder del settore, oltre che per l’ambiente. La nostra organizzazione si muove da tempo in questa direzione, con una produzione biologica che oggi si attesta intorno al 20% per uva e drupacee e che cresce in maniera costante: già nel 2021 si aggiungeranno 12 ha di drupacee. Quest’anno abbiamo lanciato sul mercato Feel Bio, la nostra linea di uva da tavola biologica su cui abbiamo progetti ambiziosi per il futuro. Quello del biologico non è un fenomeno estemporaneo: si tratta di una vera e propria trasformazione del nostro modo di vivere. Per questo nostra organizzazione è sempre più orientata verso prodotti che offrano maggiori garanzie per la salute, per il rispetto dell’ambiente e per l’equità sociale.
Nella promozione di uno sviluppo sostenibile, l’Europa include anche un obiettivo a carattere sociale che punta ad assicurare un giusto compenso economico nella catena alimentare. La Corporate Social Responsibility fa parte della strategia aziendale di O.P. Agritalia?
Si, siamo attivi nel sociale: crediamo che il lavoro sia uno strumento di inclusione e che l’intero settore agricolo debba impegnarsi in questa direzione. Insieme ad Altromercato, alla Caritas Diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie e all’impresa sociale Terre Solidali, abbiamo realizzato il progetto Primo Passo per offrire ogni anno ai rifugiati ed emarginati la possibilità di intraprendere un percorso professionale nella raccolta e nel confezionamento di uva da tavola biologica. Alcuni di questi uomini e donne sono rimasti a lavorare nella nostra azienda, altri sono partiti per nuove destinazione europee. Ad ogni modo, ci piace pensare che, anche se in piccola parte, abbiamo supportato la difficile costruzione del futuro di queste persone.